mercoledì 3 giugno 2009
Pillole di quando ero bambina
Roma era molto diversa 50 anni fa. Ho dei flash di quando ero piccola. Le ultime baracche degli sfollati di guerra, i baraccati dove ci vivevano ancora delle famiglie intere, con galline annesse.
Le prime case popolari che ho visto era quando andammo a trovare una famiglia , amici di mio padre. "Er millevani" si chiamava quel palazzone, solo il nome da l'idea delle dimensioni. Era situato a Tor Pignattara di fronte all'aquedotto romano.
Sor Giovanni si chiamava quel signore, gli avevo pure rotto una sveglia per vedere come era fatta dentro,già allora non avevo un carattere mansueto.
Ricordo via dei Carpini a Centocelle, ci ho abitato per un anno. La prima volta ci andai con il trenino, per vedere l'alloggio, odorava di calce fresca ed io, con una matita bicolore, scrissi sul muro il mio nome...mio padre non se ne accorse mai.
Quando arrivarono i mobili era una festa, io saltavo entusiasta, non perchè ci capissi qualche cosa, ma perchè vedevo mia madre e mio padre contenti, io amplificavo la loro contentezza.
Non c'era ascensore, non c'erano termosifoni, non c'era scaldabagno, ma sopra, all'ultimo
piano, c'era il lavatoio e lo stenditoio, con rigidi turni settimanali, dove i ragazzini del
palazzo, quelli ancora troppo piccoli per giocare in strada, giocavano tra le lenzuola , le
magliette e le mutande. Oltre al nascondino e all'acchiapparella, c'erano i giochi delle
femmine, molto più raffinati, con le cantilene, "Regina reginella", "Ambarabà ciccì coccò".
Senza televisione, senza frigorifero, senza automobili, la vita era ben diversa da ora.
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Mi hai riportato alla mente quando anch'io sfasciai una sveglia a mia nonna, volevo vedere chi c'era dentro che faceva suonare "il campanello".....Naturalmente non ci trovai nessuno, immagina che delusione...:DDDD
RispondiEliminaI primi passi verso il benessere sapevano ancora di fresco, bel racconto.
Grazie Francesca, questo è mio davvero. ehhehehehhehe
RispondiEliminaCerti ricordi e sapori non si dimenticano mai
Anche nella mia infanzia c'è il ricordo di un palazzone, non era un millevani ma era per l'epoca abbastanza grande, anzi il più grande del periodo ante II^ guerra mondiale, lì dove ho vissuto dal 1941 al 1967.
RispondiEliminaIo c'ho abitato,fino al 1954, scala B, piano II^, interno 2, due stanze cucina e bagno, senza riscaldamento, energia elettrica a 110 volt, il divertimento era di toccare le prese e prendere la 'scossa': INCOSCIENTI!
Lo chiamavamo Sing-Sing, dal nome dell'omonima prigione, pardon carcere americano.
Sembrava una enorme caserma, l'aviazione alleata non riuscì a centrarlo, l'intonaco fu colpito da schegge di bomba ed è tuttora tutto bucherellato, non sono mai state riparate quelle ferite.
Una bomba sfondò il solaio dell'ultimo piano della scala A, atterrando su un letto senza esplodere.
Ricordi.
Di dove sei Luigi??
RispondiEliminaRicordo bene l'energia elettrica a 110 volts! E i fili che erano fuori dai muri, quelli intrecciati.
Roma era molto diversa da oggi, non c'erano tutte queste periferie. Io ci ho abitato fino a 10 anni in periferia poi sono andata a vivere nella zona dalle parti della Appia Nuova, verso S.Giovanni. Ci sono stata fino a che mi sono poi sposata.
Oh la ricordo anche io la 110 e proprio con i fili che passavano sul muro!! Quando ero piccolo ricordo i rivenditori di ghiaccio, i frigoriferi erano pochissimi e c'erano le ghiacciaie. Ricordo quando ci portavano il carbone in cantina, veniva scaricato dalla strada e ricordo con piacere i panini dolci al chiosco con dentro la farinata e l'immancabile gazzosa da bere.
RispondiEliminaIo giocavo solo in cortile, non c'erano i lavatoi sul tetto, da noi sono spioventi.
Ma le case popolari le ricordo, ci sono ancora adesso.
La prima casa che ricordo aveva un terrazzo grandissimo ma in comune con altre abitazioni, le stufe a carbone e il gas lo portavano con le bombole.
Il telefono non lo avevamo, mio padre l'ha fatto mettere , in duplex, quando sono partito per militare!
Lorenzo
Cristo si è fermato a Eboli, io no!
RispondiElimina;-)
Ma come mai il tuo racconto assomiglia molto a questo pubblicato da questo signore?
RispondiEliminahttp://grwavsf.roma1.infn.it/vb/frasca/Centocelle.pdf
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaANONIMO, CI FAI SAPERE DOV'E' IL PLAGIO FRA UN POST DI 253 PAROLE E UN RACCONTO ARTICOLATO DI 39 PAGINE, PARI A 15.405 PAROLE?
RispondiEliminaNON TI SEMBRA DI AVERE ESAGERATO?
Io non parlo di PLAGIO ma di un bel copia e incolla. Parole e descrizioni identiche. A menochè l'autrice non sia la sorella di Dott. Frasca.
RispondiEliminaIo abito in quel palazzo e sono il cugino del Dott. Frasca che ha vissuto nel mio appartamento quando era piccolo... ed io posseggo il racconto originale... QUINDI SI TRATTA DI PLAGIO!
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