lunedì 22 giugno 2009

Schizofrenia


Penso che questa definizione della schizofrenia sia calzante al nostro presidente Bonsai e a tutti i suoi seguaci:

"La schizofrenia può essere in qualche modo contagiosa verso le persone
predisposte, infatti esiste il disturbo psicotico condiviso: il disturbo
psicotico si dice "condiviso" quando avviene ad una persona che è
influenzata da un altra che ha un delirio simile. Spesso, infatti, gli
schizofrenici fanno "seguaci" con le loro storie o teorie assurde sopratutto
presso soggetti predisposti a patologie mentali simili.
Il problema principale di questa malattia consiste comunque nell'avere forti
convinzioni in cose che non sono vere.
Spesso, una continua condizione di profondo dilemma e angoscia disconferma
l'individuo fin dalle prime fasi dell'infanzia impedendogli di formarsi un
io solido e portandolo alla convinzione che tutta la realtà possa essere
paradossale, innescando quindi dei comportamenti conseguenti a questa
paradossalità.
Nella disturbo mentale della schizofrenia paranoide, le persone affette da
tale disturbo mentale possono interpretare fatti, comportamenti e
comunicazioni come prove di complotti; tendendo a difendersi da chi credono
ostili, e che presumono coinvolti nei "complotti". Deliri ed allucinazioni
sono frequentemente correlati alle tematiche di persecuzione."

venerdì 19 giugno 2009

Roma e la sua cucina




Roma non è solo S.Pietro, il Colosseo o piazza Navona.
Come cerco di mettere in questo mio blog Roma è anche noi romani.
E a noi romani piace magnà! E famo pure magnà bbene anche voi.
Sono tanti i piatti della cucina romana, molti di derivazione ciociara, abruzzese e marchigiana.
Insomma una tipica cucina del centro Italia. Con un qualcosa in più, e senza presunzione, le trattorie romane.
Ne trovate un pò da tutte le parti, ma evitate quelle tipicamente acchiappaturisti, li ve spennano a manco ve ne accorgete, solo quanno cacciate a lira allora poi dire: ma a Roma ci hanno fregato! E per forza, voi annate insieme a li giapponesi! ehehhehe E poi mica semo tutti santi aò!
Scherzi a parte, venire dove ci siamo noi, la compagnia è ottima , il mangiare bono, e se spenne poco.
Dove? A san Lorenzo ad esempio, a Testaccio, a li castelli.
E che se magna? direte voi.
Ecco:
Bucatini alla matriciana, Bucatini cacio e pepe, a pajata, abbacchio scottadito, maccheroni alla gricia( 'anvedi a foto sopra aò!), i fritti ( ottimi tutti), riggatoni cò a pajata ( me fanno impazzì!) e pure li facioli cò le cotiche!A chi je piace, anche a coratella cò li carciofi.
E mò che semo d'estate?
Embè? che te fa schifo a robba de prima? ehehheehhee
Ci sono comunque le zuppe, ottime quelle contadine, l'abbacchio brodettato e poi c'è il pesce.
Dalla cucina marchigiana abbiamo importato molto come piatti di pesce, sono estivi e molto gustosi.
Una cosa sola importante, se vedete turisti entrare in un posto, almeno che lo conosciate già, girate all larga.
Se invece sentite a caciara romana, annate pure, magari ve buttano e posate tutte insieme, ce trovate a tovaja de carta, ma magnerete come Dio comanna...e poi ce stamo noi!

mercoledì 17 giugno 2009

Er gelato da Giolitti

Con questo caldo non si ha volgia di mangiare molto. Magari un piatto freddo o delle verdure fresche per cena o a pranzo. Io pranzo sempre fuori ed è la stagione delle insalatone.
Ma se penso a cosa vorrei sempre mangiare è un buon gelato.
Qui a Roma, come in altre parti d'Italia, il gelato è una tradizione.
Ci sono ottime gelaterie in giro per la città.

Ma se penso ad una gelateria il primo nome che mi viene in mente è Giolitti.
Ambiente elegante ( il che non guasta ogni tanto) servizio molto buono.
Ma ovviamente la parte del leone la fa il gelato.
Vi consiglio quello alla fragola, le fragole vengono direttamente da Nemi, patria di questo frutto.

Da ragazza ci andavo spesso, i locali erano due, uno vicino al parlamento e l'altro, immerso nel verde all'EUR, alla casina dei tre laghi.
Se capitaste a Roma e avete voglia di un gelato andateci a fare un salto, non ve ne pentirete.

lunedì 15 giugno 2009

Ronde nere



Trovo semplicemente delirante questa iniziativa.
La dimostrazione dei tempi che viviamo.
E' proprio vero che ogni generazione, in Italia, deve prendersi delle sprangate da questa gente.
A quando l'olio di ricino?

sabato 13 giugno 2009

Tramonto dal Pincio

Penso sia uno dei tramonti più belli visibili a Roma

lunedì 8 giugno 2009

In diretta per le elezioni



Sono in diretta col sito dell'Unità per seguire l'andamento dello spoglio.
Sto provando un misto fra stupore, sgomento e rabbia.
Non per il partito per cui ho votato.
Ma per quelle persone che hanno ridato il voto al PdL.
Ma come fate?
Che coraggio avete?
Ve ne importa dell'Italia?
Lo sapete cosa pensano di noi all'estero?
Avete un minimo di decenza per preferire uno come Berlusconi?

Le mie di domande sono solo 5, sono solo una impiegata in questa Italia che sta diventando sempre di più un giocattolo triste.

sabato 6 giugno 2009

Stornelli romani



Qui siamo nella Roma più popolare, forse la nostra caratteristica principale.
Premetto che non so cantarli e poi, cosa di non poco conto, bisogna avecce 'na bella faccia tosta pe cantalli!
Gli stornelli sono in rima. Inizia uno o una rivolto ad un'altra persona, quella che si è presa di mira.
E je fa a cantata come diciamo noi.
L'altro risponde per le rime, nel vero senso della parola:
- Fior de frumento,

La robba va e vviè ccome fa ’r vento,

La donna bella fa ll’omo contento.

Risposta :

-Fior de cipolle

E l'occhi mii nun fanno antro che piagne

Penso a lo bello mio che pija moje.


A me fanno ridere ascoltarli, ci si diverte molto.

Nati dall’improvvisazione e dall’estro del momento, venivano cantati nelle osterie, ma anche dalle donne da balcone a balcone e dai carcerati di Regina Coeli. Lo stornello romano , di solito breve e immediato, viene poi ripreso e tramandato dai cantori di strada, dai carrettieri o venditori ambulanti.

Il vino che corre a fiumi nelle tavole romane, rallegrando papi e santi, ladri e prostitute è l’elemento essenziale, il perno della civiltà romana, visto che già nell’antica Roma circolava una lista comprendente 192 qualità di vino.

Sapendo che il vino "fa’ cantà", è impossibile non affrontare anche il tema delle canzoni nate fra una gita fuori porta ed una occasione come tante per passare una serata in una bettola.

Gli stornelli romaneschi sono sempre stati considerati come un aspetto semplicemente "pittoresco" e "popolare" della vita quotidiana romana senza un vero valore artistico e culturale, perché troppo legati alla passione e alla violenza di una vita dominata dalla miseria e dall’ignoranza.
Eppure gli stornelli romani, sempre nati dall’improvvisazione e dall’estro del momento, traevano la loro forza proprio dal fatto di essere così autentici e genuini, sia quando venivano cantati dalle popolane come "sfottò" da balcone a balcone.
Come esempio vedere il video di fianco.

giovedì 4 giugno 2009

Ricordi

A vent'anni...........
Pensi di essere donna,forse lo sei e gli altri ragazzi ti vedono come tale.
Quello che non vedono è che siamo così diverse da loro.
A vent'anni...........
Mio padre mi diceva di non fare tardi la sera, ma gli piaceva LUI, si fidava.
Quello che non vedeva è poi successo, ero così diversa da LORO........ a vent'anni.
Padre........dov'eri quando avevo...vent'anni?
( Scritto questo post facendo uno sforzo immane)

mercoledì 3 giugno 2009

Pillole di quando ero bambina


Roma era molto diversa 50 anni fa. Ho dei flash di quando ero piccola. Le ultime baracche degli sfollati di guerra, i baraccati dove ci vivevano ancora delle famiglie intere, con galline annesse.
Le prime case popolari che ho visto era quando andammo a trovare una famiglia , amici di mio padre. "Er millevani" si chiamava quel palazzone, solo il nome da l'idea delle dimensioni. Era situato a Tor Pignattara di fronte all'aquedotto romano.
Sor Giovanni si chiamava quel signore, gli avevo pure rotto una sveglia per vedere come era fatta dentro,già allora non avevo un carattere mansueto.
Ricordo via dei Carpini a Centocelle, ci ho abitato per un anno. La prima volta ci andai con il trenino, per vedere l'alloggio, odorava di calce fresca ed io, con una matita bicolore, scrissi sul muro il mio nome...mio padre non se ne accorse mai.
Quando arrivarono i mobili era una festa, io saltavo entusiasta, non perchè ci capissi qualche cosa, ma perchè vedevo mia madre e mio padre contenti, io amplificavo la loro contentezza.
Non c'era ascensore, non c'erano termosifoni, non c'era scaldabagno, ma sopra, all'ultimo
piano, c'era il lavatoio e lo stenditoio, con rigidi turni settimanali, dove i ragazzini del
palazzo, quelli ancora troppo piccoli per giocare in strada, giocavano tra le lenzuola , le
magliette e le mutande. Oltre al nascondino e all'acchiapparella, c'erano i giochi delle
femmine, molto più raffinati, con le cantilene, "Regina reginella", "Ambarabà ciccì coccò".
Senza televisione, senza frigorifero, senza automobili, la vita era ben diversa da ora.